Maria Luigia Raggi capriccio
Maria Luigia Raggi capriccio
24-3.jpg

Maria Luigia Raggi

(Genova, 1742 – 1813)

Paesaggio montano con rovine e figure nei pressi di un fiume
Capriccio con figure presso antiche rovine
Tra le mura invalicabili di un monastero genovese dedicato alle monache Turchine, rinchiusa forzatamente per tutta la vita e costretta ad un’esistenza decisa da altri, Maria Luigia Raggi sogna la libertà nei paesaggi che dipinge.
Nata a Genova nel 1742 da una delle più importanti famiglie della Repubblica, trascorre nove anni di educandato nel monastero dell’Incarnazione della città e, nel 1760 a soli diciott’anni, suor Maria Luisa Domenica Vittoria entra nell’ordine delle Annunziate Celesti.
I dipinti a formato panoramico e da stanza, quasi sempre in pendant, sono delicati e freschi paesaggi arcadici espressi in chiave umana; affascinanti capricci e vedute di Roma tramutate in un sereno locus amoenus lontano dalle difficoltà e dai tormenti; scenari della campagna laziale a carattere documentario – archeologico, densi di delicata grazia rococò e abitati da uomini e donne del popolo, colti nel loro affaccendarsi quotidiano. Il lirismo sognante che la pittrice imprime alle sue creazioni rispecchia la fuga dai canoni stereotipati imposti da un’inflessibile realtà dispotica e il sapore arcadico mostra una poetica in bilico tra un ideale perduto e una società in trasformazione.
La sua arte si lega inevitabilmente al fenomeno del Gran Tour, secondo il quale viaggiatori, artisti e collezionisti stranieri furono diretti nelle città italiane capitali dell’arte, desiderosi di vedere le opere architettoniche e scultoree, visitare le botteghe dei pittori e acquistare un ricordo da portare a casa. L’artista, per accontentare gli appetiti di questa committenza, sceglie paesaggi classicheggianti e capricci con monumenti della Roma antica, di cui spesso accentua l’aspetto pittoresco, e predilige la tecnica della tempera su carta per un facile trasporto delle opere.
Il Capriccio architettonico nella pittura paesaggistica è un genere che si configura tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, e prevede l’inserzione di un nucleo realistico principale in un contesto fantasioso – oppure un’architettura fantasiosa in un’ambientazione realistica. Ecco che templi, palazzi, chiese, rovine archeologiche, sculture e monumenti ispirati all’antico si intrecciano al paesaggio in un’affascinante composizione suggestiva e visionaria.
La clausura serrata della pittrice la obbliga a studiare le incisioni dei quadri di altri artisti. Solo una presunta fuga a Roma, ospitata dallo zio Ferdinando Raggi, architetto, intellettuale e artista aristocratico, le consente di vedere con i propri occhi le antichità, le rovine monumentali e l’idilliaco paesaggio. Il suo repertorio iconografico si sviluppa pienamente sui testi del paesaggismo seicentesco; le sue opere smascherano la profonda conoscenza per il Liber Veritatis dell’artista Claude Lorrai, da cui derivano le scene e le vedute fantastiche, le figure di ascendenza bamboccesca, i panorami costieri e i temi pastorali.
Maria Luigia Raggi entra a pieno titolo nel novero dell’ultima generazione di paesaggisti classicisti che ebbero nella poetica e nell’estetica di Nicola Poussin, Claude Lorrai e Gaspard Dughet, il punto di partenza che declinò il mondo figurativo del Seicento e del Settecento in maniera radicalmente nuova.
Queste vedute, classico esempio del carattere stilistico deciso e ricco di personalità, sono ariose composizioni, attraversate da uno specchio d’acqua che accarezza il terreno. Protagoniste di grande fascino sono le antiche rovine consumate dal tempo e divorate dalla natura, immobili sotto luminosi cieli solcati da soffice ed innocue nuvole mosse ed irregolari. Gli abitanti del villaggio passeggiano, lavano i panni e chiacchierano tra loro seduti sul campo fiorito o all’ombra di tortuosi alberi.
La testimonianza dell’attività della temeraria pittrice è oggi conservata in musei pubblici e collezioni private, ma si tratta di sole ottanta opere. Il nucleo più consistente, costituito da ben diciannove pergamene, si trova nella raccolta del Museo Civico di Prato; quattro tempere sono nei Musei Capitolini; due all’Accademia Nazionale di San Luca a Roma e due al Nelson-Atkins Museum di Kansas City negli Stati Uniti. Le restanti arricchiscono collezioni private europee e americane.

Maria Luigia Raggi (Genova, 1742 – 1813)

Paesaggio montano con rovine e figure nei pressi di un fiume
Capriccio con figure presso antiche rovine
Tempera su carta, cm 66 x 39,5 e 64 x 38,5

Bibliografia:
C. Lollobrigida, Maria Luigia Raggi, Il Capriccio Paesaggistico tra Arcadia e Grand Tour, Budai Editori, Roma, 2012;
G. Sestieri, Il Capriccio Architettonico in Italia nel XVII e XVIII secolo, Etgraphie, 2015.

Bibliografia:
C. Lollobrigida, Maria Luigia Raggi, Il Capriccio Paesaggistico tra Arcadia e Grand Tour, Budai Editori, Roma, 2012;
G. Sestieri, Il Capriccio Architettonico in Italia nel XVII e XVIII secolo, Etgraphie, 2015.

  • Lun - Ven: 9:00 - 13:00 | 15:00 - 19:00
  • Sab e Dom: escusivamente previo appuntamento

Seguici su:

 

© 2021 Cecchetto Attilio - p.iva: 04297420269 - Design: F2MLab